
Al quarto giorno di combattimenti stiamo assistendo ad una stabilizzazione della situazione sul campo. La spinta propulsiva che già dal primo giorno di guerra aveva portato le truppe russe a ridosso di alcune delle principali città ucraine, comrpesa la capitale, sembra essersi esaurita. Le forze ucraine, asseragliatesi nelle città, hanno costretto le truppe di Mosca al combattimento urbano, una tattica che sembra dare i suoi frutti; ne è prova il flusso costante di foto e filmati che mostrano i mezzi russi distrutti e ancora fumanti per le strade delle città ucraine. L’esercito russo anche quando riesce a portare il fronte all’interno dei confini cittadini, trova grandi difficoltà a conquistare le città. Il caso più lampante oggi è quello di Kharkiv, dove sebbene i russi abbiano attaccato nelle scorse 36 ore con grande veemenza, al calar del sole di oggi era tornata in mano ucraina. Un altro esempio della capacità difensiva che l’esercito ucraino ha dimostrato in ambito urbano è quello di Chernihiv. La città a nord est di Kiev, il cui controllo è fondamentale per impedire l’accesso alla capitale da est, ormai da giorni resiste ai violenti attacchi russi. Lo spettro della caduta di Kiev sembra per il momento allontanarsi: i combattimenti a ovest della città, che soprattutto ieri erano stati particolarmente intensi, oggi mostrano che il fronte ha retto, con le forze russe ancora ferme a irpin e Bucha, a pochi chilometri dall’ormai famigerato aeroporto di Hostomel la cui conquista da parte dei russi si temeva potesse causare un rapido collasso delle difese della capitale. La situazione più preoccupante, ad oggi, è quella del fronte meridionale. Le truppe provenienti dalla Crimea, dopo essere state definitvamente respinte da Kherson, avanzano ora verso Mariupol. Dopo essersi assestate ieri nella città portuale di Berdiansk, oggi hanno iniziato l’avanzata verso Mariupol e si troverebbe al momento a 50 km dalla città.
A livello internazionale, dopo i primi segnali già nella giornata di ieri, il fronte che si oppone sembra ormai solido e deciso. L’Unione Europea in particolare ha dato oggi diversi segnali in tal senso. Oltre all’introduzione di nuove sanzioni contro la Russia, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha annunciato che il blocco al traffico aereo per i velivoli russi è stato esteso a tutto il territorio della UE. Sono stati inoltre oscurati su tutto il territorio europeo due canali di informazione russi, Russia Today e Sputnik, poichè ritenuti strumenti di propoganda del Cremlino e di diffondere fake news. Infine, per la prima volta nella sua storia, l’Unione Europea finanzierà l’acquisto di armi da mandare in Ucraina. Ancora incerto è il ban russo dallo SWIFT ma l’appoggio a tale misura sembra raccogliere ulteriore consenso dopo le dichiarazioni favorevoli del premier giapponese e dei vertici della Banca Centrale Europea.
I risultati ben al di sotto delle aspettative sul campo e il fronte internazionale che si sta compattando ogni giorno di più contro la Russia: oggi Putin, nel suo ormai solito messaggio delirante, ha annunciato la mobilitazione dell’arsenale nucleare russo. Una mossa che, sebbene desti notevoli preoccupazioni per una possibile escalation, mostra una certa debolezza dovuta anche alla situazione interna: le proteste contro la guerra in tutta la Russia trovano maggiori consensi giorno dopo giorno; 6000 parresti sono già stati eseguiti dalla polizia russa. Proprio su insistenza russa inoltre, dopo che stamani il presidente ucraino Zelenskyy aveva rifiutato la prima offerta, si terrà domani su suolo bielorusso, un incontro tra le delegazione ucraine e russe. Le proposte inaccettabili che la Russia aveva inizialmente proposto sono state prontamente respinte da Kiev e lo stesso Zelenskyy si è rivelato scetticco riguardo ad un possbile esito positivo dell’incontro, ma ha anche aggiutno che se esiste un minima possibilità di trovare una soluzione pacifica al conflitto non ha intenzione di tirarsi indientro.