Il secondo giorno di guerra in Ucraina dopo l’inizio dell’invasione russa è stato caratterizzato da una sostanziale stabilità sul campo a favore di maggiori e più decisivi movimenti a livello politico.
La situazione sul campo non è infatti cambiata molto rispetto a lla conclusione del primo giorno del conflitto. Innanzitutto sono state confermate le tre direttrici principali dell’invasione russa, dalla quale confluiscono la stragrande maggioranza delle truppe di Mosca e dove si registrano la maggior parte dei combattimenti.
Innanzitutto va analizzata la situazione a Kiev, sia per il valore simbolico che per quello strategico della capitale ucraina. Durante la scorsa notte si sono registrati numerosi bombardamenti sulla città. Nel corso della mattina le truppe che avevano conquistato la centrale di Chernobyl (ricordiamo che i russi tengon oancora in ostaggio 92 tecnici al lavoro nella centrale in quel momento), sono avanzata lungo la sponda occidentale del fiume Dnepr. L’avanzata si è interrota una volta giunta ad Obolon, sobborgo a nord di Kiev, a pochi chilometri dal centro della capitale. Nel corso della giornata sono stati rregistrati numerosi combattimento urbani e le autorità ucraine hanno fatto sapere ai civili di non uscire di casa. Nel frattempo, ad ovest, sembrerebbe che l’aeroporto di Hostomel, che ieri era stato perso e poi riconquistato dalle forze armate ucraine, sia tornato in mano, secondo il comando russo, nelle mani delle forze di invasione. Sebbene truppe russe si trovino effettivamente nei pressi della capitale, non si registrano ancora scontri in città. L’altro asse di attacco sulla capitale, che sarebbe dovuto avanzare sul lato orientale del Dnepr, smebra essersi impantanato una volta giunto a Chernihiv: non si hanno notizie certe sull’andamento dei combattimenti, ma è certo che per l’intera giornata le truppe russe sono state bloccate in combattimenti contro la resistenza ucraina presente in città e non hanno potuto avanzare ulteriormente, rendendo cos+ al momento impossibile il piano di Mosca di circondare e mettere sotto assedio Kiev.
Il secondo vettore dell’invasione è quello nel nord est del paese, con la città di Kharkiv come suo epicentro. Già da ieri sera erano alte le preoccupazioni che quella che è la seconda città del paese potesse cadere già la notte scorsa. I combattimenti sono proseguiti per tutta la giornata, sebbene con un grado di intensità inferiore a ieri, ma non ci sono stati rilevanti spostamenti del fronte. Poco più a nord, nei pressi di Sumy, i russi hanno tentato di penetreare i città ma sembrano non esserci riuscite, e sembrano essersi attestate lungo il confien con la Bielorussia, probabilmente in attesa di nuovo sviluppi dopo il fallito blitz la cui finalità, come anche nel caso di Kiev, era di creare una testa di ponte che favorisse l’accerchiamento di Kharkiv.
la terza zona calda è quella nel sud del paese che coinvolge le truppe russe penetrate nel territorio ucraino dalla Crimea. La fulminea avanzata che ieri aveva portato i convogli russi ad attraversare il Dnepr e di ingaggiare le forze ucraine nella periferia di Kherson, è stata respinta e per il momento non sembra che i russi abbiano abbastanza forze sul posto per attraversare nuovamente il fiume. Uno dei motivi è che parte delle forze sono state dirottate verso est in direzione di Melitopol. In contemporanea si intensificavano i combattimenti a Mariupol tra ucraini e ribelli filo russi. Questo attacco combinato potrebbe essere un tentativo, dopo il fallito sfondamento verso ovest, di creare un corridoio tra la Crimea e le repubbliche separatiste del Donbas. Il piano russo sembra però non tenere in conto il fatto che proprio in quelle zone si trovano le truppe ucraine meglio armate e più esperte, temprate da anni di guerra. In serata sono giunte notizie, ancora non confermate di tentati sbarchi ad Odessa, respinti dagli ucraini, e di bombardamenti su Mykolaiv. Si tratterebbe di mosse presumibilmente volte a distogliere l’attenzione ucraina da Kherson nel tantativo di ammorbidire difese che si sono finora dimostrate invalicabili per i russi.
In definitiva possiamo dire che la situazione sul campo, almeno per quanto riguarda l’effettivo avanzamento dei vari fronti, non sia particolarmente cambiata nella seconda giornata di guerra. Molti analisti concordano sul fatto che gli obbiettivi che la forze armate russe si erano poste per le prime ore del conflitto, non sono stati raggiunti e che la resistenza ucraina stia riuscendo a rallentare significativamente, se non proprio a bliccare in certi casi, l’invasione.
Dal punto di vista politico la giornata odierna ha visto nuovi risvolti. Negli incontri a livello europeo è stata deciso un ulteriore pacchetto di sanzioni. L’idea di ricorrere alla cosiddetta “opzione nucleare” dell’esclusione della Russia dal sistema internazionale di transazioni SWIFT è stata per il momento esclusa a causa della contrarietà di alcuni paesi tra cui l’Italia. Singoli paesi, non solo in Europa ma in tutto il mondo, hanno annunciato sanzioni anche a livello nazionale, con la gran Bretagna che fin da ieri è stata la prima e la più decisa a muoversi in tla sneso, con parole estremamente dure da parte del premier Boris Johnson il quale ha definito Putin un dittatore. Ovviamente anche gli Stati Uniti hanno introdotto nuove sanzioni, ma molti membri bipartisan del congresso temono che la reazione del presidente Biden siano ancora inedagueta vista la gravità della situazione e hanno annunciato che manderanno aiuti militari per ulteriori 600 milioni di dollari. Anche la Francia e la Polonia hanno promesso di inviare aiuti e proprio oggi pomeriggio dal confine polacco sono arrivati i primi materiali dall’inizio delle ostilità.
Una imporetanzarilevante ha avuto anche il vertice NATO tenutosi oggi pomeriggio, a cui hanno partecipato anche Svezia e Finlandia, paesi non membri ma comunque partner dell’Alleanza Atlantica e sicuramente preoccupati dall’aggressività di Putin. Al termine del meeting, che ha portato alla scontata condanna unanime all’invasione di Putin, è stato deciso che per la prima volta verranno dispiegati nei paesi membri dell’Europa orientale le Forze di reazione rapida. Si tratta della prima volta che si ricorre a questo strumento nel contesto di difesa collettiva, ed è senz’altro una risposta chiara e necessaria a tutti quei paesi che si sentono minacciata dalla Russia. Si tratta infatti di forze di terra, aeree e marittime, pornte al combattimento. Si tratta ovviamente di truppe che non interverranno sul suolo ucraino ma che garantiranno la sicurezza dei paesi membri.
L’ultimo tassello del quadro politico riguarda un possibile negoziato diretto tra Ucraina e Russia. In giornata infatti il presidente ucraino Zelensky si era appellato direttamente a Putin per l’apertura di una trattativa. Da mosca lo stesso Putin ha annunciato di essere disponibile ad un trattativa, salvo poi invitare l’esercito ucraino a deporre il governo ucraino accusato di essere una manica di drogati e di nazisti (ricordiamo che Zelensky è di origine ebraiche). La trattativa su un possibile incontro tra le parti smebra comunque andare avanti.
In definitva la seconda giornata porta alle seguenti conclusioni: le Forze Armate ucraine smebrano aver risposto in maniera migliore di quanto i russi si aspettassero e sebbene le truppe russe avanzino da tutte le direzioni i principali centri urbani e nodi strategici sembrano tenere. I paesi occidentali, dopo che ieri si erano dimostrati alquanto incerti nella loro risposta all’invasione, sembrano aver intrapreso i passi necessari per cominciare a mettere pressione sulla russia, sia dal punto di vista economico che politico.
Come appena detto dal presidente Zelensky sarà un’altra lunga notte per il popolo ucraino ma la totale disfatta, che in molti paventavano, è stata per il momento sventata.